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Il caso Strassoldo: io ti voto e tu mi dai un lavoro
(troppo vecchio per rispondere)
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2007-09-28 20:11:08 UTC
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Il caso Strassoldo: io ti voto e tu mi dai un lavoro
Un contratto di vendita, con tanto di firme . Un accordo, nero su bianco,
per cedere un pacchetto di voti, sotto elezioni, in cambio di un posto. Il
politico che ha firmato il "contrattino" è Marzio Strassoldo, il presidente
della Provincia di Udine che guida una giunta di centrodestra. A proporre "l'affare"
è stato Italo Tavoschi, ex vicesindaco di Udine. Nel documento stilato e
reso pubblico dai colleghi Domenico Pecile e Anna Rosso cŽè addirittura il
prezzo. Senza troppi giri di parole: 210 mila euro, in tre anni. Pari a un
lavoro da 70 mila euro l'anno. Ora, Tavoschi, che si dichiara disoccupato,
ha presentato ricorso allŽufficio del lavoro. Lamenta il mancato rispetto di
quel contratto. Lui, scrive nel ricorso, lŽaccordo lŽha onorato e il
presidente i suoi 420 voti «dopo unŽintesa campagna elettorale», li ha
ottenuti. Il centro-sinistra insorge. La Lega chiede le dimissioni. Forza
Italia, già rintronata dall'affaire delle tangenti a Lignano, aspetta. E il
caso diventa nazionale. Marzio ripete che lui non se ne va, non si dimette e
non ci pensa nemmeno. E, già che ci siamo, ci si mette anche Valeria Grillo,
vicepresidente del consiglio con delega alla cultura, cioè quasi assessore
alla cultura, vicinissima al presidente. Stranamente nella polemica ci
finisce anche lei. E questo perchè Tavoschi, fra le altre, accusa la
Provincia di avere dato il posto che gli spettava - fatti due conti - al
fidanzato della Grillo. Apriti cielo. Ed ecco che il fidanzato vero, anzi
ufficiale (come si definisce lui stesso) si premura di precisare, con tanto
di foto sul giornale, che lui non ha preso incarichi dalla Provincia. Merita
rispetto il procuratore della Repubblica, Antonio Biancardi. "Questo caso
non ha rilievo penale", assicura. Mentre tutta Italia ci mette sotto i
riflettori perché un politico promette voti e un altro l'impiego, qui si
parla di una "causa di lavoro". Eppure sono le parole ufficiali. Di un uomo
esperto e di lunga carriera. Per cui vanno pesate e ascoltate. Ci chiediamo,
però, come sia possibile. Ci perdonino gli esperti di giurisprudenza che in
queste ore animano il web discutendo sull'innocenza o la colpevolezza di
Alberto Stasi. Ma in quel documento pubblicato non c'è scritto che
Strassoldo promette di assumere Tavoschi come guardiano del suo castello, ma
con un incarico amministrativo. Cioè pubblico. Tanto che si parla anche del
settore: attività produttive e turismo. Per "voto di scambio" non si intende
forse concedere al cittadino elettore concessioni e benefici in cambio del
suo voto. Perchè se non è così verrebbe da invitare tutti i migliaia e
migliaia di cittadini che hanno votato centro-destra a fare causa di lavoro
alla Provincia e chiedere 210 mila euro di rimborso per la fatica di andare
alle urne. nel maggio 2006. Alcuni penalisti udinesi, anche noti, hanno
preso le distanze dal procuratore. La domanda è: ma promettere un lavoro in
cambio di un voto è o no un reato? Perché tutto il mondo è convinto di sì. E
perché in Friuli ci sono precedenti illustri di presidenti ammanettati per
avere detto che, nel caso in cui., avrebbero fatto. O no?
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2007-09-28 20:17:37 UTC
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Dal "Messaggero Veneto"
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2007-09-28 20:23:13 UTC
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Dal Messaggero Veneto:
Voti per un lavoro, bufera su Strassoldo
Scoppia il caso dopo la pubblicazione sul Messaggero dell'intesa tra il
presidente e l'ex vicesindaco Tavoschi. Cittadini e Lega: dimissioni. La
condanna dei due poli: fatto grave. Ma lui dice: io resto. L'Udc: accordi
sottobanco. An e Fi irritati e preoccupati. I Ds: vergognoso. Rc accusa:
caso di voto di scambio

UDINE.Scoppia in regione il caso Strassoldo dopo che ieri il Messaggero
Veneto ha divulgato la notizia dell'esistenza di un patto pre-elettorale tra
il presidente della Provincia di Udine e l'? ex vicesindaco del capoluogo
friulano, Italo Tavoschi. L'accordo prevedeva voti in cambio di un posto di
lavoro. Tavoschi si impegnava a "portare" consensi a Strassoldo che, una
volta rieletto, avrebbe assunto l'ex vicesindaco in qualità di dirigente
della Provincia. Dopo le elezioni - Strassoldo vinse al primo turno
sostenuto dalla maggioranza di centrodestra - però non se ne fece nulla
perché - a detta di Strassoldo - erano «venute meno alcune condizioni e la
Provincia non può mantenere fede a quell'i mpegno».

Tavoschi, tramite il suo legale, l'avvocato Antonio Rigo, in questi giorni
ha presentato il testo dell'accordo alla Direzione provinciale del lavoro
per un tentativo di conciliazione. È stata informata anche la Procura della
repubblica di Udine che, nei documenti inviati finora - ha riferito il
procuratore, Antonio Biancardi - non ha rilevato fatti di rilievo penale.
«Non riconosco ipotesi di reato. Si tratta di una causa di lavoro che andrà
nelle sedi competenti», ha aggiunto il procuratore.

Ma gli ambienti politici sono entrati in fibrillazione. Nel centrodestra c'è
imbarazzo. L'Udc chiede le dimissioni, la Lega pensa alla crisi. Forza
Italia manifesta «irritazione» e «preoccupazione»; An si limita a dire che
valuterà. Dal centrosinistra, invece, si leva un coro unanime, sdegnato, per
chiedere le dimissioni di Strassoldo.

«È un fatto grave», commenta il segretario regionale dell'Udc Angelo
Compagnon. «A fronte di un'alleanza e di un programma finalizzato all'interesse
dei cittadini c'è chi fa accordi sottobanco per i propri interessi. È
inevitabile un chiarimento tra le forze politiche della coalizione. Nel 2008
si vota per le regionali, mi auguro cada il governo Prodi, e quindi si voti
anche per il rinnovo del Parlamento. E se dovessero emergere situazioni
ingiustificabili anche a livello provinciale, le forze politiche, la nostra
in particolare, dovranno essere determinate», conclude.


In Forza Italia, il coordinatore regionale Isidoro Gottardo non parla e
preferisce passare la parola a Mario Virgili, coordinatore provinciale, il
quale spiega che il clima «è un misto di irritazione e preoccupazione».
«Strassoldo - dice - non aveva bisogno di promesse per vincere. La vittoria
del centrodestra è stata e rimane netta e pulita, eventuali comportamenti
sbagliati devono essere sottoposti alla necessaria verifica e comunque
trovare, per il prosieguo, risposte e garanzie anche di tipo politico.
Rimaniamo fiduciosi che il presidente Strassoldo chiarirà».

«Il fatto è gravissimo, convocheremo una riunione di maggioranza per fare
tutte le verifiche necessarie», afferma Claudio Violino, consigliere
regionale della Lega e coordinatore provinciale a Udine. «Il nostro apporto
alla maggioranza in Provincia è nelle mani del commissario Dal Lago -
aggiunge -. Tuttavia in casi analoghi mi pare che le dimissioni siano
opportune». Prende tempo, invece, il senatore Giovanni Collino, responsabile
nazionale del Dipartimento enti locali di An: «Valuteremo, la fretta è
cattiva consigliera, certo che il fatto è grave», dice. An ha convocato una
conferenza stampa per domani per discutere di vari argomenti e non è affatto
escluso che questo diventi il tema principale. Il Movimento Friuli - nelle
cui liste si era candidato Tavoschi - ha ribadito che «se fosse stato a
conoscenza dell'accordo mai e poi mai avrebbe permesso all'ex vicesindaco di
candidarsi». Lo stesso Movimento ha preannunciato azioni legali a tutela del
proprio onore e del proprio simbolo.

Nel centrosinistra, i Cittadini per il presidente hanno chiesto apertamente
le dimissioni di Strassoldo. «Dal punto di vista etico non c'è un friulano
che vorrebbe Strassoldo ancora presidente», tuona Mauro Travanut, capogruppo
dei Ds in consiglio regionale. A Travanut viene il «dubbio che questa
modalità sia stata utilizzata soltanto nel caso di Tavoschi». «Tutto questo
è vergognoso - continua -. Strassoldo si dimetta immediatamente perchè non
rappresenta nessuno di noi». Per il segretario regionale della Margherita
Antonio Ius, «se i fatti venissero confermati sarebbe un episodio gravissimo
di malcostume. Questa non è la degenerazione della politica fine a se
stessa. Non vorrei - conclude - fosse una questione interna alla Cdl». Anche
per Giulio Lauri, segretario regionale di Rifondazione comunista, «il fatto
è estremamente grave e configura il voto di scambio e la presenza di liste
funzionali a questo scopo». «Questi signori non danno l'impressione di
sapere che per essere assunti in un ente pubblico va fatto regolare
concorso - sottolinea -. Il nostro gruppo in Provincia chiederà le
dimissioni del presidente», conclude. In serata, a Orgnano, Strassoldo è
intervenuto in risposta alle molte sollecitazioni dicendo che non ravvisava
motivi per cui dimettersi.
(28 settembre 2007)
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2007-09-28 20:26:06 UTC
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Dal Messaggero Veneto:
Tavoschi: «Deluso dalla sua mancanza di parola»

Egregio professor Strassoldo, ancora una volta non posso che esternare la
mia delusione rimarcando la sua assoluta mancanza di parola.
Ricorderà l'ultimo di una serie di incontri in cui le ho sottolineato che
non avrei più accettato di vedermi bypassare da un'? altra persona in un
ruolo da dirigente che sarebbe stato in grado di nominare nonostante le
difficoltà politico-amministrative del momento.

Dell'accordo sottoscritto il 20 febbraio 2006, in cui lei si impegnava a
nominarmi dirigente una volta vinte le elezioni provinciali dell'8 e 9
aprile 2006, atteso che mi sarei impegnato personalmente a sostenerla, pare
proprio non se ne voglia fare alcun carico, né morale né materiale. E dico
morale - oltre che materiale - perché seppure in un momento difficile
professionalmente (le ragioni le conosce bene) non ho esitato a organizzare
la mia campagna elettorale nel collegio udinese in cui ero candidato dando
fondo a tutte le mie risorse, sia fisiche nel mese e mezzo che ha preceduto
le elezioni, sia finanziarie, allo scopo di coinvolgere con la mia
comunicazione elettorale tutti singolarmente i 16.500 elettori del collegio
a me attribuito.
Il risultato ottenuto, un 4% netto, è risultato essere il 5º tra i 30
candidati provinciali della sua lista! Non male mi pare, dopo oltre due anni
che mi ero estraniato dall'ambiente politico cittadino! Ma queste sono cose
vecchie ormai e non rappresentano più un suo problema vero presidente?

Le continue scuse da lei addotte in merito alle difficoltà di ordine
amministrativo che avrebbero ostacolato il realizzarzi del nostro accordo su
Palazzo Belgrado avrebbero finalmente potuto trovare logica conclusione il
momento in cui un dirigente in carica ha chiesto trasferimento con
decorrenza lo scorso 1 settembre. Quel dirigente se n'è andato ma a essere
nominato, guarda caso, è il fidanzato ritenuto ufficiale della sua
"pupilla" - come citano i giornali locali - consigliera Grillo, pure lei
fruitrice dei voti da me portati alla lista da lei ispirata.


E qui vale la pena di aggiungere che per un altro ruolo dirigenziale da
coprire - seppure esterno ma partecipato dall'ente Provincia, quello di
direttore dell'Ente Friuli nel mondo - la sua indicazione ai soci risulta
essere quella della signora Grillo!

Non posso non ricordarle le volte, già prima di firmare il citato accordo ma
anche successivamente in diversi incontri, in cui lei ha sostenuto che per
nominare un dirigente non ci sarebbero stati concorsi perché solo a lei ne
spettava la responsabilità e quindi la scelta.
A ogni incontro che le chiedevo ha sempre tergiversato su quando avrebbe
mantenuto la parola - di cui a quell'accordo - pur riconoscendo che «gli
impegni si devono onorare»!

Ora i mesi da quel 10 aprile in cui è stato confermato presidente sono
diventati già cinque e non vi è alcuna fonte informativa che mi autorizza c
confidare sulla sua parola data.
Anzi, se posso essere sincero, pare proprio che sia un bel vezzo il suo,
quello di promettere e poi di non mantenere! Personaggi di spessore me lo
hanno riferito e lei con il suo atteggiamento non fa che confermarmelo.

A questo punto, signor presidente, anche una persona educata, rispettosa e
paziente come sono ritenuto non può più accettare di essere presa in giro,
tenuto conto anche della delicata situazione personale e professionale in
cui mi trovo.
Questa mia lettera vuole però rappresentare in modo chiaro il mio pensiero -
oltre che ricordare il succedersi dei fatti di questo periodo - perché lei,
signor presidente, possa raccogliere le idee una volta per tutte e trovare
urgentemente una soluzione che dia risposta concreta a un impegno che si è
preso il momento in cui aveva bisogno di alleati per una sua riconferma a
palazzo.

Il passaggio successivo non potrà che essere la presentazione alla stampa
dell'intera vicenda, con ovvie conseguenze politiche che forse potrebbero
disturbarla un poco, tenuto conto dello scontento che aleggia per tanti
motivi sulla sua maggioranza di governo.
Presidente Strassoldo, non ho nulla da perdere in questo momento e non mi
spaventa per nulla rendere pubblica la delusione che con il suo
comportamento ha fatto maturare in me giorno dopo giorno in questi mesi!

Sono evidentemente pronto a rivedere le mie attuali convinzioni di fronte a
una sua pronta "inversione di rotta", che auspico anche per quanto di
positivo politicamente si potrebbe fare insieme alle prossime competizioni
elettorali.

Udine, 20 settembre 2006
Italo Tavoschi
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